3 settembre 2008

GROTTAGLIE E DINTORNI

Cambiano le latitudini, passano gli anni, si accumulano le vertenze territoriali ma gli scenari che si compongono sono sempre gli stessi.

Il terzo millennio italiano cominciò con la fiumana umana che invase Genova rivendicando il diritto ad un nuovo mondo possibile. In contemporanea lo Stato inaugurava la sua stagione repressiva più dura dai tempi degli anni di piombo.

Quella strategia repressiva ancora non è finita e si perfeziona, inasprendosi, nel contrastare le lotte ambientali e non solo.

Le cariche in val di Susa, quelle di Chiaiano e lo sgombero dei presidianti di Grottaglie sono il sintomo dello stesso male: l’incapacità dello stato e dei suoi rappresentanti di tutelare gli interessi dei cittadini. Al protagonismo popolare si risponde derubricando la lotta, la singola vertenza in questione di ordine pubblico.

Il fronte politico italiano è oramai compattato in un solo blocco che considera la sicurezza nazionale la priorità della sua agenda politica. Le pratiche repressive rappresentano evidentemente per lo stato un antidoto vincente tanto da riproporlo su scala sempre più vasta.

L’utilizzo delle forze armate nelle città italiane è il segno ultimo della svolta autoritaria dello Stato.

Ciò che è successo l’1 settembre a Grottaglie non è altro che l’ennesima riprova dell’arroganza con cui in questa terra si continuano a imporre opere che devastano e saccheggiano il territorio.

La violenza gratuita di quel giorno manifesta solo il clima intimidatorio che si vuole costruire intorno a chi in prima persona vuole impegnarsi per la difesa e lo sviluppo del suo territorio, per chi vuole costruire un altro mondo possibile, proponendo scenari virtuosi non solo sullo smaltimento dei rifiuti.

La solidarietà più concreta che si possa manifestare al presidio permanente sarebbe l’impegno di difendere la propria terra su tutto il territorio smettere di accettare con apatia la distruzione della nostra terra e riconoscere l’esigenza di lottare insieme per affrontare in maniera incisiva chi in questa città calpesta la dignità dei cittadini proponendo rigassificatori, inceneritori, discariche o espropriando fette di territorio vastissime alle comunità per fini militari o per squallide speculazioni.

Il fronte comune resta unica alternativa praticabile se non si vuol lasciarsi sopraffare da scelte governative impositive e nefaste, che bruciano immondizia, che privatizzano i beni comuni e commerciano i bisogni producendo tumori e rischi antropogenici sempre più alti e precarizzando la vita stessa.

RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA DIGNITà COSTRUIAMO IL NOSTRO FUTURO

Comitati Di Quartiere

-Taranto-

Nessun commento: