2 luglio 2009

DOCUMENTO DI INTRODUZIONE ALLA DISCUSSIONE AMBIENTALE PREVISTA IN SUBURBANA '09.

Le politiche economiche ed ambientali che, su scala globale, hanno guidato il profitto fino ad ora si sono rivelate nei fatti distruttive, se non catastrofiche. In un sistema realmente democratico, l’agenda economica coincide con l’agenda politica. Quando della prima si appropriano i sistemi di potere economico, come le multinazionali e le grandi industrie, le scelte programmatiche per l’economia vengono prese esclusivamente nell’ottica dell’incremento degli utili e a discapito dei diritti e della libertà delle popolazioni. Intanto, alla politica collusa non resta che raccattare voti spostando l’attenzione su temi della sicurezza, dell’etnia e della religione, che hanno il fondamentalismo e il ritorno delle destre come conseguenze naturali.
L'uso sconsiderato di combustibili fossili ha delineato un quadro quantomeno allarmante, basta pensare all'inquinamento ad esso annesso che ha già provocato alterazioni climatiche, desertificazione ed inondazioni colossali. La politica istituzionale mondiale, guidata dalla Banca mondiale, dal Fmi e dal Wto, tuttavia, non ha mai veramente cambiato rotta, nonostante il trattato di Kyoto e i numerosi accordi continentali per l’abbattimento della produzione di CO2.
In questo scenario l'Italia è senza dubbio una delle nazioni più arretrate di Europa: di fronte all'impoverimento globale dei combustibili fossili, l'Italia proclama una politica energetica improntata su rigassificatori e mega-centrali termoelettriche e rilancia l'idea delle centrali nucleari, anziché puntare sulle energie rinnovabili. La dismissione delle centrali nucleari nelle altre nazioni d'Europa (una per tutte, la Francia) non è recepita dalle leadership italiane. Anzi, si alimenta a gran voce l'idea di affrontare la questione energetica con centrali nucleari di IV generazione (omettendo colpevolmente che questa tecnologia sarà commerciabile, nel migliore dei casi, tra vent’anni) o di III (le stesse che si stanno costruendo in Svezia, nonostante l’annuncio di un futuro aumento del prezzo energetico, perché con i costi attuali il bilancio energetico di una centrale nucleare non è sufficiente neanche a coprire le spesse per la costruzione dell'impianto), senza alcun chiarimento su quali saranno i siti per gli impianti e sulle modalità con cui verranno smaltite le scorie.
Un altro tipico esempio, tutto italiano, di scelte dettate dai legami tra partiti, mafie e lobbies imprenditoriali è dato dalla proliferazione degli impianti di incenerimento dei rifiuti, che vengono presentati come impianti per la produzione di energia alternativa, innocui se dotati delle giuste tecnologie ed indispensabili per chiudere il ciclo dei rifiuti.
Queste rassicuranti “informazioni istituzionali” sono state puntualmente smentite dalle varie realtà popolari nate spontaneamente nelle zone in cui si proponevano tali impianti.
E’ sufficiente un’analisi molto superficiale delle proposte istituzionali per evidenziare come gli inceneritori non possano assolutamente chiudere il ciclo dei rifiuti. Anzi, scelte di questo tipo rallentano di diversi anni l’instaurazione di una politica per i rifiuti realmente sostenibile, fondata sul riutilizzo e sull’uso esclusivo di materiali riciclabili, rendendo croniche le mancanze di spazi e la sottrazione di risorse pubbliche in favore di interessi privati.
Dal punto di vista tecnico, inoltre, è evidente come tali impianti non siano in grado di recuperare più energia di quanta ne spendano per incenerire i rifiuti (trasformandoli in rifiuti altamente tossici di tipo B da smaltire in discariche speciali), richiedendo quindi lauti contributi economici pubblici, e come il loro impiego sul territorio sia altamente distruttivo dal punto di vista della salute dei cittadini e per le generazioni future, visti i rischi sanitari (immediati ed antropogenici) legati all'inquinamento da diossine e nanoparticelle.
Le analisi perpetrate nei vari presidi popolari portano tutte alle medesime conclusioni: non si possono spiegare scelte quali inceneritori e centrali nucleari se non sulla base di speculazioni finanziarie scellerate e fortemente nocive dal punto di vista della salute.
Riteniamo che i successi maggiori ottenuti nei presidi popolari siano il frutto di una politica volta alla socializzazione delle conoscenze ed alla trasversalità delle fonti, metodi che hanno prodotto risultati fruttuosi per la costruzione della controinformazione sulle questioni ambientali e che possono rivelare tutta la loro potenza se messi a disposizione della politica: i movimenti che meglio hanno ipotizzato strategie alternative e virtuose sui territori sono proprio quelli che hanno basato la loro essenza sull'assenza della delega e la condivisione delle conoscenze.
Proponiamo all'interno di suburbana un dibattito in cui si presenteranno le varie nocività, nascoste dall'informazione istituzionale, delle attuali politiche ambientali e le soluzioni possibili elaborate dai cittadini per riappropriarsi del proprio futuro e non essere maledetti dalle generazioni future. Per gettare le basi di una rete provinciale che lavori per la realizzazione delle proposte dei cittadini mediante diffusione di informazioni e di pratiche di riciclaggio mirate al riutilizzo dei materiali.
Vorremmo per questo analizzare i forti interessi speculativi presenti nel Sud, a mezzo di intrecci politico-malavitosi che non possono essere affrontati per vastità e complessità da singole realtà locali, ma che necessitano assolutamente di basi solide ed allargate, per evitare la sindrome NIMBY (“non nel mio giardino”) e tentare di riprendersi quegli spazi di vita e di salute pubblica che ci sono stati indebitamente sottratti senza alcuna logica e senza alcun preavviso.
Cogliamo l'occasione quindi per invitare tutti i cittadini e le realtà che si battono in difesa dei loro territori, per allargare le conoscenze collettive attraverso una socializzazione delle risorse intellettuali per cominciare a chiudere un cerchio sull'analisi delle specifiche del nostro territorio e concretizzare le proposte di ogni singola realtà in ragione del bene comune dell’intera comunità.


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